
Il patrimonio produttivo del sistema industriale è identificabile – per pacifica opinione di ogni aziendalista, studioso di economia industriale ed imprenditore – nella capacità produttiva delle nostre PMI, segnatamente nelle loro capacità, in particolar modo nell’ambito manifatturiero, di creare sistemi produttivi con annessi effetti in termini di economie di scala in appezzamenti di mercato, il cui approfondimento è stato scartato dalle grandi conglomerate per obiettive difficoltà di marginare utili.
Un tale traguardo, d’altronde, rappresenta la naturale conseguenza dell’applicazione pratica del binomio patrimonio di know-how e spinta alla innovazione delle nostre PMI.
Tali input rappresentano di per sé un valore da tutelare, sia quanto si estrinsecano in segni distintivi dell’attività di impresa, sia, parimenti, quanto in sede produttiva costituiscano l’attuazione di diritti di privativa industriale, brevetti industriali in primis.
La vocazione all’esportazione della nostra galassia di PMI pone, come ovviamente logico, gravi problemi inerenti le difficoltà di tutela di questo patrimonio di conoscenze intangibili e segni di riconoscimento delle aziende.
Non di rado, infatti, si verifica che di tali valori industriali si approprino indebitamente operatori economici di un dato mercato in cui si trovi ad operare l’azienda depredata, ricavandone utili a costo zero in termini spese di avviamento ed r/s.
D’altronde, tutelare un’azienda italiana, in particolar modo una PMI, a fronte di tali atti di concorrenza sleale non è affatto facile tenuto conto, in via precipua, delle seguenti variabili:
- Lontananza geografica del mercato di usurpazione dei diritti di privativa industriale e dei marchi di impresa;
- Oggettiva difficoltà di monitorare l’uso in proprio degli asset sub nei mercati ove si verifica l’uso indebito degli stessi;
- Altrettanto oggettiva difficoltà di attivarsi per il riconoscimento dell’esclusività degli asset intangibili nel mercato ove può verificarsi l’usurpazione.
Le variabili di rischio in discorso hanno mosso BDB allo sviluppo di un’offerta di assistenza a tutto tondo per le imprese italiane che intendano tutelare i propri valori intangibili all’estero.
L’assistenza in discorso non si limita ad un mera attività giuridica preventiva aprioristica – es. registrazione del brevetto nello Stato “X” – o di tutela postuma alla violazione dei diritti di privativa industriale, ma, viceversa, si concentra sullo studio dell’attività commerciale, inerente un dato mercato, sospetta di essere estrinsecazione di un illecito uso degli asset intangibili delle aziende italiane.
Si allude ad una attività di monitoraggio del mercato, nel specifico del segmento del “Broadcaster to consumer” – B2C – e dell’analisi dei big data (piattaforme di vendita online, fiere informatiche et similia).
Tale attività di assistenza è resa ancora più efficacia grazie alla presenza fisica nel mercato di indagine di partner di BDB, con grande esperienza manageriale, giuridica, commerciale e finanziaria, che possono toccare con mano il rischio di usurpazione dei beni intangibili di impresa, tra cui, appunto, brevetti e segni distintivi.
Edoardo Italiano – Legal BDB